Narcoguerra: effetti collaterali

Nella Giornata Mondiale Contro la Droga non si può non ricordare la guerra silenziosa che, da molti anni, affligge alcuni stati del Messico: la guerra al narcotraffico. Questo conflitto, diverso dalle guerre convenzionali ma non per questo meno sanguinario, vede contrapporsi da una parte l’esercito messicano e, dall’altra, dai cartelli della droga, le potenti organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di sostanze stupefacenti. I progetti sostenuti da Fratelli Dimenticati nella Sierra Tarahumara, regione montuosa dello stato del Chihuahua, si trovano in una delle zone calde del narcotraffico. Le aree più a rischio sono quelle più interne e più difficilmente accessibili, dove la legge è dettata dai narcotrafficanti. Questi si impongono sulla popolazione locale attraverso la violenza, partendo dalle intimidazioni fino ad arrivare a sparatorie e omicidi solo per dimostrare il proprio potere. Famoso è il massacro di Creel, nel 2008, quando sono state uccise 10 persone, tra cui un neonato. Questa è stata solo la prima di tante altre stragi, che hanno coinvolto moltissime persone innocenti.

I Rarámuri, gli indigeni che popolano i territori della Sierra, sono le persone che più di ogni altra subiscono le conseguenze di questa situazione. Oltre alle uccisioni e alle violenze nei confronti di chi non si sottomette al volere dei narcos, i Rarámuri sono costretti a subire furti ed espropriazioni.  I narcotrafficanti a volte si introducono armati nelle loro case per cercare qualcosa da mangiare e, spesso, finiscono per portar via le uniche riserve di cibo di questa povera gente. I Rarámuri vivono di agricoltura di sussistenza e, spesso, il raccolto non è nemmeno sufficiente a sfamare la famiglia.

RaramuriLa presenza di criminali sta creando dei problemi anche per il mantenimento delle tradizioni dei Rarámuri. Nella cultura Rarámuri le feste sono dei momenti fondamentali nella vita del villaggio, che servono a creare e consolidare relazioni sociali, generando quel senso di unione indispensabile per la vita di comunità. Le feste tradizionali durano tutta la notte, fino al mattino successivo. Tuttavia, nelle zone più a rischio, queste lunghe celebrazioni possono rivelarsi molto pericolose: approfittando del momento di distrazione collettiva, qualche membro dei cartelli della droga potrebbe decidere di mettere in atto un regolamento di conti, o di dare una dimostrazione del proprio potere, ovviamente con l’utilizzo delle armi. Per questo in alcune zone si organizzano molte meno feste, o si fanno finire prima, per paura che avvengano attentati o stragi di persone innocenti come quella di Creel. Tuttavia, togliendo ai Rarámuri i loro momenti di festa, si elimina l’essenza stessa della loro cultura.

Non solo i narcotrafficanti, ma anche lo Stato stesso minaccia la tranquillità del popolo Rarámuri. Accade, infatti, che persone innocenti vengano imprigionate con l’accusa di essere implicate nel traffico di droga solo perché, in questo modo, il governo può dimostrare di stare facendo dei progressi nella guerra al narcotraffico. Molti Rarámuri sono analfabeti e, pertanto, una volta accusati non sono in grado di difendersi e far valere i propri diritti.

È difficile anche decidere di rivolgersi alla polizia per chiedere aiuto. Con la corruzione dilagante, quando si parla con un poliziotto non è possibile sapere se anche lui sia a sua volta implicato nel grande e redditizio mercato della droga.

Raramuri a scuolaAttraverso il Sostegno a Distanza i bambini Rarámuri hanno accesso all’istruzione. Provenienti da villaggi che distano due-tre talvolta sei ore di cammino, poter risiedere nel convitto diventa fondamentale. Solo così possono frequentare la scuola e acquisire quelle conoscenze e capacità per poter poi far valere i propri diritti.

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