Il contesto
Lo Stato indiano del Tamil Nadu sperimenta forti siccità da sei anni consecutivi, che comportano pesanti perdite nella produttività agricola, scarsità di acqua potabile e di cibo. L’assenza di monsoni ha conseguenze dirette e indirette a livello economico, sociale e ambientale in tutto lo Stato.
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I contadini perdono i loro raccolti e sono costretti ad indebitarsi per pagare i prestiti che già avevano dovuto chiedere. I più colpiti sono i piccoli agricoltori, che non possono permettersi investimenti in impianti di irrigazione. Le perdite dei raccolti per più anni consecutivi, dato il protrarsi della siccità, hanno aumentato l’indebitamento dei contadini e portato molti di loro alla disperazione e al suicidio.
La siccità influisce anche sul prezzo dei prodotti agricoli, che aumenta a causa dei maggiori costi necessari per l’irrigazione, rendendo così difficoltoso per la popolazione povera poter acquistare gli ortaggi. Anche il settore dell’allevamento è compromesso dalla siccità, che preclude la crescite del foraggio e fa aumentare il costo dei mangimi alternativi per il bestiame. Gli allevatori spesso non hanno altra scelta che vendere il bestiame ai macelli.
A questa situazione si aggiunge il fatto che nel settore dell’agricoltura le opportunità di impiego e di guadagno sono molto basse. Molti contadini lasciano quindi questa occupazione e le terre vengono abbandonate. Gli ex contadini diventano lavoratori stagionali per salari minimi e la migrazione dei genitori alla ricerca di lavoro ha conseguenze negative sull’educazione dei figli, che devono abbandonare la scuola. Il reddito delle famiglie si riduce rapidamente e le condizioni di povertà diventano sempre più allarmanti.
Nonostante le proteste molto accese dei contadini, le loro istanze restano inascoltate da parte del governo a causa dell’instabilità politica dello stato.
L’area del distretto di Dindigul è duramente colpita dalla siccità, non avendo fonti idriche naturali come fiumi o laghi. Ci sono soltanto alcune pozze d’acqua e qualche pozzo scavato. In questa zona l’agricoltura dipende solo dalle piogge e la progressiva riduzione delle risorse idriche e la degradazione del suolo hanno prodotto una diminuzione della produttività agricola e di conseguenza un circolo vizioso di povertà. C’è quindi bisogno di rivitalizzare l’agricoltura, rafforzando le risorse idriche e aumentando il livello delle falde attraverso sistemi di raccolta dell’acqua, riforestazione e coltivazioni a basso utilizzo idrico e resistenti alla siccità.
Il progetto
La Diocesi di Dindigul, attraverso questo progetto, si propone di promuovere un sistema integrato di agricoltura, allevamento e riforestazione, per la sicurezza alimentare degli agricoltori poveri ed emarginati del territorio. Le attività, distribuite su scala biennale, prevedono il coinvolgimento di circa 600 agricoltori in totale. Nello specifico, sono previste le seguenti azioni:
- corsi di formazione per 60 agricoltori in pratiche di agricoltura sostenibile, coltivazione biologica, creazione di pesticidi e fertilizzanti naturali, agricoltura con ridotto utilizzo d’acqua, tecniche di raccolta dell’acqua piovana, allevamento e gestione delle malattie del bestiame;
- visite guidate presso strutture che utilizzano tecniche di agricoltura sostenibile;
- distribuzione di piantine ai contadini locali, ai gruppi giovanili e ai gruppi di auto aiuto di donne, da piantare nelle terre individuali e comunitarie;
- distribuzione di capre e polli agli allevatori;
- istituzione della banca comunitaria delle sementi indigene, adatte al terreno e alle condizioni climatiche locali, e organizzazione di festival per favorire la diffusione delle sementi, con il coinvolgimento di circa 600 contadini;
- istituzione di una foresta in un terreno comunitario.
In seguito ai corsi di formazione, gli agricoltori potranno mettere in pratica quanto appreso, per migliorare le condizioni di vita, l’alimentazione e la salute della popolazione povera locale. Lo sviluppo dell’allevamento contribuirà inoltre a migliorare i redditi e la sicurezza economica in particolare delle donne contadine, e favorirà un’agricoltura naturale, senza l’utilizzo di concimi chimici.
Le buone pratiche contribuiranno anche ad aumentare il livello della falda idrica sotterranea, a migliorare la fertilità del terreno e limitare l’erosione del suolo, a sostenere la biodiversità locale e ad incrementare la copertura vegetale del distretto, per impattare positivamente sulle condizioni climatiche.
Gli obiettivi
Trasmettere a 600 agricoltori marginalizzati del distretto di Dindigul concetti e pratiche per un’agricoltura e un allevamento sostenibili. Promuovere e proteggere colture resistenti alla siccità per la sicurezza alimentare della popolazione e promuovere programmi di riforestazione e tecniche di raccolta dell’acqua piovana.
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